3 Feb. 2004

Web, blog, discorso e autore: la parola a Foucault

Oggi, rapito dai miei scampoli mnemonici mattutini, proseguo nella mia personalissma genealogia dei discorsi sulla Rete “ante-rete”. Ecco un testo di Michel Foucault che fa il punto sul rapporto storico testo-discorso-autore. Alcune domande: il web è un allentamento del principio dell’autore? E i blog ne sono un rafforzamento? La modernità si è insinuata tra le pieghe della narrazione medievale?

“Credo che esista un altro principio di rarefazione di un discorso. Esso è, sino a un certo punto, complementare al primo. Si tratta dell’autore. L’autore considerato, naturalmente, non come l’individuo parlante che ha pronunciato o scritto un testo, ma l’autore come principio di raggruppamento dei discorsi, come unità ed origine dei loro significati, come fulcro della loro coerenza. Questo principio non opera ovunque, né in modo costante: esistono, tutt’intorno a noi, non pochi discorsi che circolano, senza che detengano il loro senso o la loro efficacia da un autore cui sarebbero attribuiti: parole quotidiane, tosto cancellate, decreti o contratti che han bisogno di firmatari, non d’autore, ricette tecniche che si trasmettono nell’anonimato.

[…]

Nell’ordine del discorso scientifico l’attribuzione ad un autore era, nel Medioevo, indispensabile in quanto costituiva un indice di verità.[…] Dal XVII secolo, questa funzione non ha cessato di venir meno, nel discorso scientifico: l’autore non serve più, quasi, che a dare il nome ad un teorema, ad un effetto, ad un esempio, ad una sindrome.

In compenso, nell’ordine del discorso letterario, e a partire dallo stesso periodo, la funzione dell’autore non ha cessato di rafforzarsi: tutte le narrazioni, tutti i poemi, tutti i drammi o commedie che si lasciavano circolare nel Medioevo in un anonimato relativo, ecco che ora si chiede loro donde provengono, chi li ha scritti; si chiede che l’autore renda conto dell’unità del testo che va sotto il suo nome; gli si chiede di rivelare, o almeno di portarsi appresso, il senso nascosto che li attraversa; gli si chiede di articolarli sulla sua vita personale e sulle sue esperienze vissute, sulla storia reale che li ha visti nascere. L’autore è ciò che dà all’inquietante linguaggio della finzione le unità, i nodi di coerenza, l’inserzione nel reale.”

M. Foucault – L’ordine del discorso – 1972