19 Lug. 2004

Bauman e le comunità guardaroba

E’ tempo di tornare al lavoro, ma non prima di avervi regalato una bella citazione da uno degli ultimi lavori di Zygmunt Bauman, “Intervista sull’identità“, un libro piccolo ma preziosissimo, illuminante e profondo come tutti i suoi lavori. Tra le righe, e nemmeno tanto, si parla anche di noi blogger e delle comunità virtuali, ma il libro va molto al di là, affontando i problemi relaitivi alla crisi dello stato-nazione e al crescente bisogno di appartenenza non soddisfatto dai tradizionali meccanismi sociali propri delle “società della prossimità”. Buona lettura

I luoghi in cui era tradizionalmente affidato il sentimento di apartenenza (lavoro, famiglia, vicinato) o non sono disponibili o, quando lo sono, non sono affidabili, e perciò quasi sempre incapaci di placare la sete di socialità o calmare la paura della solitudine e dell’abbandono.
Di qui nasce la crescente domanda per quelle che potrebbero essere chiamate comunità guardaroba, quelle comunità che prendono corpo, anche se solo in apparenza, quando si appendono in guardaroba i problemi individuali, come i cappotti e i giacconi quando si va a teatro. L’occasione può essere fornita da qualsiasi evento scioccante e superpubblicizzato: un’eccitante partita di calcio, un crimine ingegnoso o efferato, o un matrimonio, un divorzio o altra sventura di una celebrità in quel momento alla ribalta. Le comunità guardaroba vengono messe insieme alla bell’e meglio per la duarata dello spettacolo e prontamente smatellate non appena gli spettatori vanno a riprendersi i cappotti appesi in guardaroba. Il loro vantaggio rispetto alla “roba autentica” sta proprio nel breve arco di vita e nella trascurabile quantità di impegno necessario per unirsi ad esse e godere (sia pur brevemente) dei loro benefici. Ma tra queste comunità e il calore sognato e la comunità solidale c’è la stessa differenza che corre tra le copie in serie in vendita nei grandi magazzini e gli abiti originali dei gran di stilisti…
Zigmunt Bauman – Intervista sull’identità – Laterza