23 Giu. 2009

Tra Fantozzi e Pol Pot

Non sono molto d’accordo con questo recente articolo di Seth Gottlieb, secondo il quale in intranet servono innanzitutto publisher, e non ha alcuna importanza se le tecnologie siano o no facili da usare.

La sua idea è che se non ci sono motivazioni sufficienti a pubblicare in intranet la facilità delle tecnologie non aiuterà, mentre se ci sono motivazioni sufficienti beh, certo non sarà un ostacolo. Non sono d’accordo, perché è proprio nell’abbassamento radicale dei costi (cognitivi e materiali) di transazione che si rende possibile un’esplosione di contenuti e le aziende (italiane) sono piene di persone che si tirano i remi in barca di fornte a tecnologie complicate, poco performanti ecc.

La soluzione di Seth è quella di rendere l’attività di publishig parte integrante della job description, magari con un capo polpottiano che te lo ricorda continuamente.

Riporto un passo dell’articolo

There is only so much you can do to motivate your employees to “want” to publish on your Intranet. You can make it part of their job description; you can recognize their efforts. But you will probably not be able to create the hunger for attention within your firewall that will unleash that entrepreneurial publisher spirit. If they have that spirit within them, it will be expressed on their personal blogs. To get your employees to act like journalists, you need a J. Jonah Jameson type. Maybe not as abrasive, but just as passionate. Have your internal publisher imagine that he is in a circulation war with a competing intranet and that he should do whatever it takes to capture and enthrall subscribers. Just tell him to 86 the cigar; he will never get that approved by HR.

Ma così non si va da nessuna parte, sul lungo periodo. Credo che per aumentare la quantità di contenuti e pubblicatori su intranet la sponsorship sia ovviamente necessaria, ma ancora di più lo sia rendere il blogging o qualsiasi altra dannata attività di pubblicazione una parte di lavoro che crea un qualche vantaggio per le persone (e per i pubblicatori innanzitutto).

Naturalmente possiamo discutere all’infinito su quali possano e debbano essere i vantaggi, ma questa deve essere la leva principale: contrariamente ritorneremmo a situazioni fantozziane di nuova generazione (“un commento Fantocci, almeno un commento di deve lasciare, capito Fatocci?“)