26 Dic. 2011

Intranet: sotto il segno della paura

Jason Averbook ha scritto un post molto divertente e un po’ polemico sulle intranet di vecchia generazione e l’arrivo delle intranet sociali. Lo stile è diretto e incisivo, per cui mi sono preso la briga di tradurlo (spero di esserci riuscito).

Credo che Jason sia troppo severo verso le “vecchie” intranet così come credo sia un po’ troppo ottimista sul “nuovo”, ma il tema della paura, che domina da sempre le aziende e le loro scelte, è centrato perfettamente. Buona lettura.

Intranet 2.0: questa volta è personale – di Jason Averbook

Vi ricordate le intranet? Quelle reti interne private, cool e onniscienti dove si poteva accedere a tutte le conoscenze aziendali, tenere sotto controlli i progetti, leggere i regolamenti e le policy e, naturalmente, accedere al cercapersone.

Ricordate le riunioni (oh, le riunioni) per decidere che cosa dovesse andare sulla intranet, chi dovesse essere autorizzato a fare cosa, e la paura (oh, la paura) di permettere commenti “anonimi”, o di permettere commenti tout court. Se non avete mai partecipato a queste riunioni siete fortunati, ma state sicuri che in giro ne hanno fatte parecchie.

Una volta lanciata (per la fine dell’anno, promesso), si potranno diffondere messaggi ai colleghi, postare domande nel forum “chiedi al management”, o aggiornare i propri skill nella propria personalissima scheda personale. Si potrà…ma non verrà fatto.

Non rammaricatevi, nessun altro lo fa.

I processi formali per creare, pubblicare e gestire contenuti diventano troppo onerosi, e alla fine molte intranet escono da una pianificazione organica.

Ok, ora c’è molta gente che discute, là fuori, di rimpiazzare questi vecchi dinosauri obsoleti con qualcosa di più nuovo, ricco ed efficace. La intranet sociale.  Se questo vi richiama alla mente cose come: “fico, tutti i colleghi potranno avere il loro blog”, o “il team di sviluppo potrà avere il proprio wiki” dovete pensare più in grande – i blogger stanno già bloggando e i tipi-da-wiki stanno già wikificando.

C’è dell’ironia in tutto questo…Molto temono che la intranet sociale poterà i dipendenti a usare gli strumenti in modi inappropriati, o a ledere la cultura aziendale “dicendosi delle cose”.

Voi saprete che all’inizio le e-mail sono state esaminate così a fondo, quando sono apparse per la prima volta sulla scena aziendale, che sono state date solo a pochi eletti per paura che gli impiegati “si dicessero delle cose”.

Inoltre, durante il primo periodo di mania per intranet, alla fine degli anni ’90, molti CEO, dipartimenti HR e tizi della comunicazione interna erano paralizzati dalla paura che se i dipendenti avessero potuto pubblicare informazioni, queste sarebbero state errate o obsolete. Inoltre avrebbero potuto “dirsi delle cose”.

E questa è la principale ragione per cui nessuno usa le intranet oggi: è, allo stesso tempo, piena di informazioni errate e obsolete, e mancante di informazioni critiche.

Questo è il bello della intranet sociale – non c’è bisogno che ci sia qualcuno incaricato di tenere i contenuti aggiornati. Ah, e per la cronaca, i dipendenti stanno, alla fine, “dicendosi delle cose”. L’intranet sociale permette nuovi livelli di sef-service e  scatena la condivisione della conoscenza in nuovi efficaci modi. Penso che vedremo una crescita di queste nuove realtà nelle aziende, consentendo questa volta alle cose di crescere più organicamente.Se seguite questo blog sapete che parliamo spesso di governance. Quando tutte le discussioni sulle intranet sociali diventeranno azioni, la governance di questi ambienti sarà il pezzo mancante che li renderà contagiosi, facendo perdere terreno alle intranet tradizionali.

Governance non significa controllo, ma collaborazione. Non riguarda tanto lo stabilire regole quanto farle capire e accettare da tutti. Sarà interessante seguire l’evoluzione e vedere come le aziende “sociali”permetteranno di esserlo ai loro impiegati.