21 Feb. 2004

Fenomeni di autocoscienza nel marketing

Quelli del marketing, da me, sono davvero forti. No, dico sul serio, fanno tenerezza. Vederli in azione sulla nostra intranet è un po’ come portare i bambini a Gardaland. Essere grossi, grossi, grossi. Tante, tante cose colorate. Mi ricordano Caterina, la mia nipotina di un anno. Il problema è che danno per scontato che anche tutti gli altri colleghi condividano le loro passioni, hemm.. da luna park. E non è così.

Io non me ne intendo di marketing, ma ho come l’impressione che per il loro lavoro, questo tipo di errori di valutazione possa rappresentare un grosso problema. Ma non lo dico mai per non sembrare provinciale.

Insomma, per me sono dei simpatici bambinoni che a volte peccano di eccesso di infantile passione. Come non comprenderli? Loro non vogliono assomigliare ai “grigi burocrati del personale”. Beh, su questo hanno ragione. Ma perché, dico io, dobbiamo metterci tutti il naso rosso da clown?

Alcune frasi che mi sono sentito dire:

  • Mettiamo qualcosa che si muova e che faccia il botto
  • Ma non è possibile metterci un banner, lì, in alto a sinistra? (ancora di recente, giuro…)
  • Mettimi uno spash in home (?)
  • Non è abbastanza “figo”

Una volta uno di loro mi ha confessato: “che ci vuoi fare, siamo dei burini…” Accidenti, ho pensato: la intranet può diventare un spazio di autocoscienza. Insomma, io li lascio scorazzare (guai a non farlo…), ma intanto vado a rileggermi il pezzo di Tombolini su McDonalds