29 Gen. 2004

Il manager assorto, ovvero la semantica scaduta delle immagini

Le cose hanno un loro valore, e questo valore si deteriora con l’uso. Succede per le cose, succede per le parole, e succede anche per le immagini.

I segni (e le immagini sono innanzitutto segni…) si deteriorano e scadono al rango di indici o, peggio, di simboli convenzionali (nella tripartizione paciana…) . La poesia diventa prosa e la prosa diventa retorica. Nelle intranet, purtroppo, non sfuggiamo a questa ondata di new banality, condita con un po’ di sano vigore efficientista.

Un’immagine, sul web, (ma io direi, ovunque…) ha una funzione informativa: questo significa che serve a corredo di un’informazione. Che crea informazione. Che è essa stessa un’informazione. NON è un riempitivo grafico, NON è un elemento accessorio nell’economia del sito, NON è una “botta di vita” nella pagina.

Ora io mi chiedo: quanto significato c’è nella carrellata d’immagini che ci sommergono negli spazi web dedicati al Business? Manager che si stringono la mano, yuppie assorti che prendono decisioni, uomini che guardano grafici, figure astratte lanciate nell’immensità del cosmo… E il significato di tutto questo? Dinamismo? Orientamento al Business? Siamo passati (tanto per fare la citazione colta…) dall’economia del segno a quella dell’icona?

Insomma, non è una questione estetica: le immagini possono anche essere bellissime; è una questione puramente semantica. Possiamo fare a meno di queste amenità da quattro soldi? Io credo di sì. Parafrasando Wittgenstein si potrebbe dire: “Di ciò che non si può illustrare, limitiamoci a parlare…”