25 Mar. 2009

Liveblogging (ritardato ma piccante) sull'osservatorio Enterprise 2.0 di Milano

Perdonate i tanti errori di battitura…

[10.10]
intervento di Mariano Corso

L’importanza dell’Enterprise content management come nuovo ramo di gestione del’enterprise 2.0

dimensione della collaborazione unificata: c’è molto da fare specialmente sul’intergrazione tra le diverse applicazioni. Benefici: tanti, specialmente in tempo di crisi.
– riduzione costi telefonici
– riduzione costi di trasferta ecc
– tempestività decisionale
– integrazione con fornitori
– Benefici strutturali, rispetto a nuove logiche organizzative, più snelle

Dimensione di architetture adattive unificate
– investimenti più consistenti, perché toccano nodi infrastrutturali importanti, ma i livelli di sperimentazione sono bassi

Benefici:
– diminuzione costi di cambiamento
– personalizzazione più spinta
– flessibilità ed empowerment (l’utente assume maggiormente il controllo)

Dimensione social network e community
Crescita forte, ma investimenti bassi
sperimentazioni limitate ad ambiti locali

Benefici:
– riduzione costi comunicazione/informazione
– riduzione costi per erogazione dei servizi
– Identificazione talenti nascosti o segregati
– Impatti strutturali importanti ma poco compresi, ad esempio la possibilità di creare substrati relazionali che abilitano nuovi processi cllaborativi trasversali

I direttori HR fanno molto i visionari e vanno ai convegni a farsi belli, ma poi in pratica non vengono introdotte policy, procedure nuove, nuove abitudini e non si è riflettuto a sufficienza sulle potenzialità.

La maggior parte delle persone HR stanno vivendo queste cose come un “giochino” collaterale e accessorio. I veri innovatori HR sono solo il 12%.

La parte marketing e commerciale è invece coinvolta di più ed è attiva nel promuovere iniziative, ma manca la consapevolezza dei cambiamenti che sono necessari per usare al meglio questi nuovi canali.

Fine dell’intervento di Mariano Corso: l’Enterprise 2.0 può essere visto come un cavallo di Troia del cambiamento nelle organizzazioni, perché grazie ai suoi benefici di breve termine diventa attrattvio, ma in realtà porta il germe del cambiamento dentro l’mpresa. I confini organizzativi, diventano più sfumati, in modo naturale, e poi trasferendo il controllo verso le persone faccio operazioni di delega molto forti verso il personale operativo, e qusto trasferisce potere e autonomia alle persone. Questo provoca cambiamento al di là delle intenzioni.

Il cambiamento avviene comunque: il problema è che i cambiamenti poi vanno goveranti e le aree devono cambiare il loro modo di lavorare, ad esempio HR deve cambiare i suoi sistemi di sviluppo o il MK e commerciale deve integrare le nuove competenze che emergono. L’altra strategia, che è quella “attendista” è poco attuabile, perché questi strumenti, in mano alle persone, portano un cambiamento inarrestabile comunque.

Quale è la strategia? Sfruttare la crisi per portare logiche nuove in azienda

[10.30] Mariano se la prende con i CEO che non hanno capito assolutamente niente dell’Enterprise 2.0. Sono degli ingenuoni e ignoranti.

[10.40] intervento di Stefano Mainetti
campione di 102 aziende, tanto per cominciare

Circa un terzo di aziende pianifica i cambiamenti in modo pluriennnare. Circa due terzi agisce in modo estemporaneo sia come piani di svilppo che come governance.

C’è un forte bisogno di razionalizzazione delle iniziative, dovute anche alle mode del momento e ai convegni (ma guarda un po’).

Cosa cambia nell’IT?

– le legacy non sono più centrali, e le applicazioni esterne entrano pesantemente dentro le organizzazioni. In mezzo c’è un sistema di delivery che è sempre più multicanale (ipod, tablet pc ecc)

– Le interfacce sono sempre più ricche e mashuppabili

– Esistono sempre più sistemi di retrival e ricerca per governare la grande massa di informazioni che si riversano nei sistemi

– Le piattaforme diventano sempre più flessibili

– I servizi applicativi diventano molto più eterogenei e diversificati (social network interni e tutti gli strumenti del web 2.0)

– I dati, formali e informali entrano in gioco e i dati destrutturati vengono integrati con i dati formali e strutturati.

– Nascono nuovi modelli di offerta (cloud computing, SaaS) che permettono di realizzare tutto questo in modo nuovo e non legato a specifiche piattaforme.

Ok, si entra nel tecnico di cose di server e applicazioni con le slide deliranti tipiche fatte di blocchi e di frecce.

L’indagine su un campione di 162 utenti/manager: Bisogni prioritari: appartenenza aperta, global mobility, ecc

Che cosa si usa? IM, calendari, social network sono di uso quotidiano. Meno utilizzati sono i blog, le web tv ecc.  Il focus si sposta insomma sui bisogni degli individui. Social ranking e rating sono indietrissimo.

I nuovi attori dei sistemi informativi 2.0:
– i colleghi
– i business partner
– i sistemi inforamtivi tradizionali

Ok, altra slide delirante modello astronave: il succo è che tutto è legato alla possibilià offerta all’utente di configurare e modificare il proprio spazio. Chi definisce le regole? Ovviamente il modello d’impresa, le linee, l’IT

[10.55]
tavola rotonda
Roberto Battaglia, Responsabile formazione San Paolo
Grandi divari tra parole e fatti. I problemi tipici sono quelli legati all’accentramento e non condivisione dell’informazione perché perdo potere (la solita solfa) e l’anarchia delle conversazioni bottom-up (anche questa la solita solfa).

Per fortuna, dice, stanno arrivando giovani che nel giro di qualche anno rimpiazzeranno i vecchi (seee, aspetta).

Dice una cosa importante: bisogna lavorare sottotraccia, per potersi accreditare dimostrando risultati. E’ difficile dimostrare l’utilità dei social netwokr, ma questa è l’unica via per pter attrarre investimenti significativi.

Nunzio Calì, IT manager di Fiat: mostra un video tutto super-tencnologico in inglese, wow!!!!
Sembra di essere in uno spot, ma quanto dura ‘sto cacchio di video?

Dice che lui è il portavoce del Marketing (a vabbè): dice che la nuova 500 è nata con il contributo di tutti i clienti attraverso il “portale” (accidenti, una vera primizia, come notizia). Molte features della 500 sono state inserite dopo, sulla base delle richieste del cliente.

Il Mk ha creato una divisione chiamata “Fiat 2.0” – MK inovation.
Hanno creato una piattaforma distribuita – interna  – per la collaboration tra le persone delMK sparse in tutte le sedi del mondo. Non si sa che cosa fa, non si sa quante persone coinvolge.

Il 2.0 interno si applica però anche alle manifatture: cita il “World class manifacturing” come iniziativa che valuta il miglioramento dei processi nei vari reparti, con tanti premi e cottillons. L’idea è la filosofia del KAIZEN, mutuata dai giapponesi. Una competizione, insomma, è va bene così. La piattaforma consente ampi scambi e discussioni bottom up

[11.44] Tipo della Barilla che parla dell’iniziativa “il mulino che vorrei”, una community di idee intorno al brand. Niente di realmente nuovo, in verità, anche se il tipo ci crede un casino. La cosa che evidenzia è che le idee inviate, guarda un po’, vengono lette. Ma porca miseria, siamo veramente al punto che queste sono inziative di rilievo di cui parlare? Mah, sospendiamo il giudizio.

Dice che è un sito in cui “si interagisce con la marca”. non vi sembra una cosa un po’ spaventosa?
Ad ogni modo dice che le idee entreranno nei vari processi organizzativi, che saranno riorganizzati. Insomma, c’è un impegno aziendale, e almeno questo ce lo portiamo a casa. E’ già tanto rispetto alle iniziative farlocche di casa nostra

[11.51] Erminio Seveso Presidente di AUSED
I CIO hanno una forte pressione sul budget nelle aziende. Insomma, il loro compito è fare risparmiare le aziende e dare efficienza. c’è stato nel tempo uno spostamento dai prodoti e piataforme ai processi (ho già capito che è una pompa di intervento).

Dal suo punto di vista l’E2.0 riguarda principalmente elementi “di confine” tra processi strutturati e destrutturati. Si riescono a vendere solo se promettono vantaggi tangibili alle aziende. Il CIO deve giocare un ruolo di innovatore di frontiera, spostando l’attenzione sull’ascolto.

Dice che queste cose ricordano le resistenze di una volta verso i PC, perché anche quelle erano cose che davano autonomia alle persone e trasformavano le organizzazioni. I CIO devono cavalcare queste cose, anche se senza alleanze nelle aree di business la quota di budget non sarà mai significativa.

Il tipo del SAN PAOLO dice: i social network devono entrare “nel flusso” operativo, non possono stare ai margini. Poi ci sono effetti collaterali interessanti, ma arrivano dopo, in modo imprevisto. Il “rumore di fondo” delle conversazioni informali e del cazzeggio in realtà sono parte integrante del processo di apprendimento, purché ci sia anche la “ciccia” del lavoro. devono esserci enrambi – IMPORTANTE

[14.00] alcune “perle” dal dibattito con i fornitori di tecnologia

Zamperini, di Value Team, chiede quante persone in sala sono conesse con lui in qualche social network. Pochissime mani alzate, e considerando che Zamperini è praticamente uno spammer di vecchia data in questi luoghi la cosa mi fa abbastanza ridere.

Quello di Cisco cita come un settore promettente quello delle videoconferenze e degli instant messaging. Evviva l’enterprise 2.0!!!

E per finire, quello di Microsoft denuncia come il problema sia la scarsa integrazione di questi sistemi tra di loro e dice che ovviamente, Microsoffete ha risolto il problema. Come no, vallo a raccontare a tuti quelli che si sono presi Sharepoint e ci hanno dovuto attaccare l’inversomile pur di farlo funzionare “a carci nei pormoni”.

Nell’intervallo Emanuele Quintarelli mi dà una notizia interessante: sia le slide che il report sono disponibli a pagamento. Per un’iniziativa ampiamente foraggaita dai – soliti – sponsor e coordinata da un’università che ha già i suoi introiti non è niente male. E bravi politecnici, è così che si fa innovazione.

Ok, comincia la sessione pomeridiana.

[fine per mancanza di batteria]