19 Feb. 2011

La lenta (e inesorabile) avanzata dei profili personali in intranet

Il tema dei profili personali in intranet (di cui, come sapete, parlo molto da tanto tempo) sta crescendo nella letteratura specialistica di settore: oggi ormai tutti gli osservatori considerano il profilo personale una caratteristica standard delle intranet di nuova generazione e il tema si è spostato rapidamente da considerazioni di mera opportunità (e perché mai dovremmo farlo?) a riflessioni sulla maniera migliore per crearlo e per metterlo a frutto nell’organizzazione.

Ovviamente il tema è cruciale per un sacco di questioni: l’evoluzione dinamica dei sistemi cercapersone per rendere più efficiente il contatto tra colleghi, la valorizzazione dei contributi dei singoli, la ricerca interna di competenze ed esperti, la disintermediazione delle informazioni, la reputazione e la comunicazione interna sono tutti elementi che si intrecciano con il profilo personale. E molte aziende si stanno attrezzando, creando i loro progetti in alcuni casi davvero notevoli, come quello raccontato da Alex Manchester di StepTwo

Naturalmente in azienda le cose non sono mai semplici e spesso, anche una volta ottenuto il sospirato ok manageriale, ci scontriamo con resistenze di diversa natura, innanzitutto manifestate dagli stessi colleghi, spesso presi alla sprovvista (credevate che tutti si sarebbero buttati di gran lena a compilare il profilo? Beh, non è così).

Per non parlare delle numerose rogne tecnologiche che rendono il progetto assai più complicato della compilazione di un profilo su Linkedin: ad esempio il problema dell’integrazione con i dati LDAP, la presenza di sistemi concorrenti che giacciono su piattaforme alternative o la difficile integrazione con basi dati sparse i settori diversi dell’organizzazione (ad esempio la formazione). Sembra facile ma a volte è una fatica nera.

Ok, mi sto dilungando: quello in realtà volevo segnalarvi questo post che elenca 14 consigli per motivare i dipendenti a compilare il proprio profilo personale. Ok, non sono cose stratosferiche ma sono sensate, e dimostrano in ogni caso una maturazione nella riflessione sul tema.

Vorrei aggiungerne uno, dettato da un’esperienza che sto portando avanti in questo periodo in un’azienda manifatturiera italiana di  dimensioni medio-grandi: agite per passi successivi. Non è necessario che il profilo abbia fin da subito tutti i campi che avete in mente o che sono emersi nella fase di analisi: cominciate con un set minimo e aumentate i campi a disposizione anche sulla base dei feed back e delle richieste che arrivano dai settori.

L’altro giorno ad esempio è emerso che le persone del customer care avrebbero bisogno di sapere, per ogni persona, chi è il responsabile commerciale di riferimento (riportandolo sul profilo) mentre quelli di IT avrebbero bisogno di sapere chi conosce particolari software. Queste sono come ovvio tutte possibili direzioni nelle quali espandere il profilo personale, con alcune piccole differenze rispetto ai profili tradizionali (ad esempio linkedin o facebook):

  • emergono come richieste all’interno della comunità aziendale;
  • sono specifici della singola azienda;
  • rispondono a bisogni reali dell’attività.

Questo succede *sempre*, per cui è inutile lambiccarsi il cervello cercando di pianificare tutto dall’inizio: piuttosto, partite con poco e lasciatevi un buon margine di modificabilità in corso d’opera, per aggiungere le cose che servono e che quindi – statene certi – verranno usate.