14 Feb. 2004

L'oblio secondo Perec

Oggi riposo, lettura, musica, ascoltata e -indegnamente – suonata, (prove di improvvisazione con le danzatrici…), e abbozzi di meditazione. E una bella citazione da George Perec, meno claustrofobica di quanto farebbe supporre. Quadri, muri, appartamenti: cosa nasconde cosa a chi? L’oblio, insomma, più come forma della pienezza che come forma del vuoto. Chiodo schiaccia chiodo, quadro scaccia muro, figura scaccia sfondo: una gestalt senza fessure…

“Metto un quadro su un muro. Poi dimentico che c’è un muro. Nono so più che cosa c’è dietro il muro, non so più che c’è un muro, non so più che questo muro è un muro, non so più che cos’è un muro. Non so più che nel mio appartamento ci sono dei muri, e che se non ci fossero muri, non ci sarebbe l’appartamento. Il muro non è più ciò che delimita e definisce il luogo in cui vivo, ciò che lo separa dagli altri luoghi in cui gli altri vivono, non è più che un supporto per il quadro. Ma dimentico anche il quadro, non lo guardo più, non lo so più guardare. Ho messo il quadro sul muro per dimenticare che che c’era un muro, ma dimenticando il muro dimentico anche il quadro”.
G. Perec – Specie di spazi – 1989 –