24 Gen. 2007

O mia bella madunina

Quando lavoravo ad Alcatraz, sede romana, mi proposero di tornare a Milano. Mi strizzavano l’occhio, come a dire “eh, te ne torni a casa eh!” e non capivano la mia faccia terrorizzata e gli strani segni di scongiuro.

Ancora oggi, quando per lavoro mi chiamano a Milano, metto le dita a croce, e faccio due ore di training autogeno. Ma perché?

I motivi sono davvero tanti, ma vorrei illustrarne solo uno. E per illustrare intendo proprio illustrare, dato che all’epoca feci un mini-reportage fotografico sui miei luoghi d’origine (assieme a una mia amica di sventura dell’epoca)  per togliere quello sguardo ammiccante dalla faccia dei miei colleghi.

Credo sia l’unico luogo al mondo che è stato in grado di creare il nulla dove prima c’era qualche cosa. Un luogo che esiste per sottrazione, insomma. Per un terzo fabbriche, per un terzo palazzoni, per un terzo villette. Ogni tanto salta un negozio. Sulla strada: cuboni commmerciali. Dentro le case: caloriferi accesi per 8 mesi l’anno.

Parchetti nella nebbia e persone sulle panchine. Per molti anni anche io sono stato su quelle panchine. Cappuccio e cornetto oggi costano 2 euro e10. Se stai fermo per troppo tempo in un punto, dopo un po’ o arriva la polizia o vengono a rapinarti. Quando avevo 17 anni dovevo prendere l’autobus per andare da qualunque parte. Un autobus ogni ora: a mezzanotte, fine.

Ecco il reportage. E questa è casa mia.

E sempre grazie, mia cara Roma, per avermi offerto una chance.