3 Ott. 2010

La tolleranza del content manager

Come sappiamo, nelle intranet che funzionano il publishing è decentralizzato: c’è qualcuno che scrive di marketing, qualcuno pubblica i piani di carriera, altri creano pagine sui servizi al personale e così via. E se il publishing è decentralizzato, è fatale che la qualità complessiva delle pagine possa subire oscillazioni. Ci saranno alcuni molto bravi e scrupolosi , altri meno bravi e più frettolosi.

Entro una certa soglia questo fenomeno è fisiologico e non ci si può fare niente, anche se ovviamente ci sono una serie di accortezze che è bene predisporre, ovvero:

  • una serie di standard tecnologici vincolanti;
  • una sezione di risorse online per i publishers;
  • delle guide editoriali;
  • delle policy editoriali;
  • dei meccanismi automatici di controllo, come quello di cui parla Mark Morrell;
  • momenti di allineamento reciproco con valorizzazione delle cose migliori;
  • momenti di formazione sul web writing;

Ma nonostante questo non potete essere certi che questa uniformità si realizzerà, almeno in breve tempo: ci sono troppe variabili interne che riguardano il tempo a disposizione e l’impegno richiesto.

Per questo sono grato a Wedge per aver pubblicato due post il cui senso è quello di promuovere l’arte della tolleranza verso i publishers: può darsi che alcune pagine siano povere o inefficaci, ma dobbiamo essere in grado di vedere il Grande Disegno dietro le piccole realizzazioni. Il secondo post approfondisce il tema: Wedge distingue tra pagine “eccellenti”, “buone”, “abbastanza buone” e “povere”. E conclude che le pagine povere sono inevitabili anche se si possono sempre migliorare una volta pubblicate.