7 Nov. 2006

L'usabilità di mia nonna

Mi sono letteralmente scaraventato sull”ultimo libro di Jacob Nielsen uscito di recente in Italia, dal pretenzioso titolo di “Web usability 2.0“, per ricevere in cambio una delusione senza precedenti. Speravo che, effettivamente, venissero afforntate questioni nuove rispetto alla “vecchia” disciplina (che, detto per inciso, potrei recitare a memoria come una poesia di Carducci).

E invece, al di là di qualche approfondimento sulla presentazione dei prodotti e sui sistemi di ricerca, il panorama di contenuti esplorato da Nielsen è rimasto pressoché lo stesso (con qualche tiepida analisi dei sistemi multimediali. E vorrei anche vedere…). Io mi sono sempre ritenuto un “nielseniano” convinto (della prima ora, peraltro) ma speravo proprio che, al di là della più volte ribadita importanza dell’usabilità e dei test empirici per il business dei siti web (concetto ripetuto nel libro fino alla nausea), venissero afforntate altre questioni riguardanti, appunto il “web 2.0” e dintorni.

Ad esempio: come la mettiamo con la classificazione a faccette? Come integrarla “usabilimente” in un sito di e-commerce?  Come scrivere correttamente i tag xml nei social network di qualsivoglia tipo? E” corretto, poi, che i tag più “battuti” nei sistemi folksonomici siano scritti più in grande degli altri? Come scrivere correttamente in un corparate blog? Dove è meglio posizionare i feed RSS in un sito di news? I commenti sui blog è meglio appaiano in pop-up o di seguito ai posto? Ed è meglio che appaiano in ordine crescente o decrescente? Ci sono regole di usability per i wiki? Sono solo degli esempi.

Di tutto questo non si fa parola: per Nielsen il web non è cambiato: certo, Nielsen riconosce che è migliorata la tecnologia (leggi: connettività) e che anche il design è più consapevole di 5 anni fa, e ammette anche che gli utenti sono molto cambiati (più esigenti). Ma i contenuti analizzati, quelli, sono rimasti, per il buon jacob, esattamenti gli stessi del 2000. E (grazie al cielo) non è così (blog in primis).

Forse Nielsen pensa che tutte queste siano cose da smanettoni, che non riguardano la stragrande maggioranza degli utenti web. BehForse è vero e forse no. Ma di una personalità che si fa vanto di sfornare report specifici (a pagamento) per ogni fascia di possibile esigenza web mi aspettavo qualche cosa di diverso rispetto a un mutismo teorico che è a dir poco imbarazzzante. Con buona pace di Nielsen e soci,  il web non è fatto solo da Amazon e Google. Con tutto il rispetto.